Ragnar Kjartansson

The Schumann Machine

2008

L’opera di Ragnar Kjartansson è riconosciuta per la sua lussureggiante oscurità, la sua brillante fusione di umorismo e dolore. Usa l’umorismo come strumento per disarmare il pubblico e permettere loro di affrontare temi più gravi di discussione. La ripetizione è un tratto ricorrente nelle sue opere, provenienti sia da sfondo teatrale che in religione. Il teatro, la ripetizione per la prova e la religione come una ripetizione per avvicinarci ad un percorso maggiore. Questo è incarnato in qualsiasi pezzo di durata, ripetendo il processo in molte ore, giorni, mesi, persino anni.
Ragnar Kjartansson esplora non solo i propri limiti fisici e psicologici, l’essenza dell’arte precoce, ma anche lo status dell’artista e le diverse immagini del suo ruolo. Per la sua installazione The Schumann Machine, creata per Manifesta 7, ha trascorso diverse ore ogni giorno per due settimane cantando il ciclo delle canzoni Dichterliebe di Robert Schumann. Le caratteristiche delle sue prestazioni sono i momenti malinconici, ma anche assurdamente comici.

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